Pioveva, tirava un vento infernale e la strada era pessima piena di fango e pozzanghere.
Fu per noi una sorpresa quasi magica il trovarsi improvvisamente dinnanzi il castello illuminato da miriadi di fiaccole che si agitavano nella bufera.
Il vecchio maniero pareva qualcosa di irreale, di fiabesco, mai forse ho veduto una visione così fantastica e meravigliosa.”
Questo scriveva Elsa Maxwell nel 1928 in una uggiosa serata giunta al castello di Vigoleno.
E’ nella provincia di Piacenza, nel cuore dell’Emilia, che sorge questo antico maniero circondato dal suo borgo incastonato tra campi e vigneti adagiati sulle colline e qualcuno potrebbe averlo riconosciuto come ambientazione del film culto degli anni 80 Lady Hawk.
La nostra avventura inizia appena varcata la grande porta di accesso sotto alle mura di cinta e in men che non si dica ci troviamo di fronte l’antica fontana circolare della piazza centrale. Bastano pochi minuti e il borgo si affolla di un grande numero di Steampunk. I turisti, incuriositi hanno iniziato ad avvicinarsi e a fare domande, così tra una risposta o spiegone che dir si voglia e qualche chiacchiera, sono partiti i primi scatti, non solo dei nostri amici fotografi, ma anche dei visitatori che sbalorditi dai nostri outfit non sono stati avari di complimenti. Lasciamo la piazza per fare un giretto per le vie caratteristiche quando ci rendiamo conto che è già ora di pranzo.
Per fortuna la trattoria nostra meta è subito dietro l’angolo. D’altra parte i proverbi hanno sempre un fondo di verità: “Non lasciare lo steampunk assetato potrebbe esserne turbato, mai lasciare uno uno steampunk senza mangiare se non vuoi sentir gridare”.
Con una puntualità che renderebbe fiero un orologiaio svizzero, ci siamo diretti all’ interno del castello per la visita al museo degli Orsanti dove ci aspettava oltre a Chiara la guida, una quantità di gradini assolutamente inaspettata come inattesa la loro dimensione e ripidità per poter raggiungere la sommità del mastio, arrivati in cima lo spettacolo ci ha ripagato della sfacchinata e i fotografi hanno potuto dar sfogo a tutta la loro vena artistica mentre Chiara ha iniziato a raccontarci tutte le vicende riguardanti il maniero accompagnandoci nel piano nobile.
La fondazione risale al decimo secolo,quando venne costruita come fortezza militare con la funzione di avamposto sulla strada per Parma per mano di un primo insediamento bizantino e in seguito longobardo. Tutto l’abitato è inglobato all’interno di una cinta muraria percorribile da un camminamento merlato.
Nel corso dei secoli diverse famiglie si alternarono nel possesso del maniero come i Pallavicini e i Farnese. ma soprattutto, per ben 500 anni, la Famiglia Scotti.
Bisogna aspettare l’inizio del 1900 con la marchesa Maria Ruspoli che restaurò il castello trasformandolo in un salotto culturale. Nella parte delle stanze private si intrecciano le decorazioni quattrocentesche recanti lo stemma della famiglia Scotti e quello del pellicano simbolo di sacrificio e generosità come l’atto di donare al borgo una fontana ancora oggi esistente. Gli alloggi sono tutti decorati con soffitti a cassettoni, mobili e oggetti antichi. Ad impreziosire il tutto un teatrino, tra i più piccoli d’Europa, con solo dodici posti e decorato alle pareti con disegni di vegetazione e animali esotici, un genere che prende spunto da una tendenza in voga nel settecento molto apprezzato dalla marchesa. All’esterno adiacente la piazza, l’oratorio della Madonna delle Grazie recante un grande stemma della casata Scotti che ospita il quadro della Madonna del latte, poco distante la chiesa in stile romanico dedicata a san Giorgio.
Dopo aver sfinito la nostra guida, non per le domande, ma per il nostro temperamento un po’ indisciplinato abbiamo acconsentito a farci qualche scatto anche con lei per poi rimetterci in moto verso l’ultima tappa della giornata, una degustazione in vigna, vista castello, tra torta fritta e salame iniziata con le luci del tramonto e conclusa sotto un splendente luna piena,. Salutati tutti si torna a casa già con l’ansia per l’incombente prossimo appuntamento, ovvero il Lucca Comics per il quale è famoso il detto: “ Se uno steampunk al Lucca Comics va, di sicuro niente da mettersi avrà”.
Pubblicato da: Lady Cromatica