Fin dal suo primo annuncio, abbiamo guardato con curiosità a Dishonored. Prima di tutto perché fin da subito è stato un titolo che ha proclamato la sua ispirazione Steampunk, poi perché basta controllare il curriculum di Bethesda Softworks per farsi venire l’acquolina in bocca. Per citare due esempi in ordine cronologico, stiamo parlando dell’azienda che ci ha regalato Skyrm e Fallout, due serie che solo visitatori dal passato ed esploratori sperduti sono autorizzati a non conoscere.
Per questo motivo è facile immaginare le facce dei Mercenari quando al Quartier Generale è arrivata, da parte dei promotori italiani, l’offerta di provare il titolo in anteprima. Dopo aver aperto qualche bottiglia di assenzio della Gran Riserva e una considerevole quantità di barili di birra, ci siamo recati in gran segreto in quel della metropoli, dove siamo stati accolti dai creatori e dal loro diplomatico sul territorio italico.
Dopo questa lunga e doverosa premessa, riteniamo doveroso fare un’altra considerazione. Per quanto i Mecenari non disdegnino affatto i marchingegni moderni, in particolare quelli che permettono di svagarsi con i videogiochi, nessuno è un “tecnico” del settore, per cui abbiamo deciso di preparare un’anteprima sui generis, guardando maggiormente a quello che conosciamo meglio: lo Steampunk. E in Dishonored ne abbiamo da vendere, in quantità e qualità. Ma andiamo con ordine.
La storia
Il protagonista che guideremo si chiamo Corvo Atano, guardia del corpo dell’Imperatrice. Parlando di un mondo sospeso fra ucronia tecnologica e misticismo, condito con intrighi di palazzo assortiti, e un’impero che non somiglia decisamente al paradiso terrestre, essere La guardia del corpo dell’Imperatrice assume un certo spessore. Infatti Corvo è spadaccino, tiratore scelto, maestro di armi, spia, combattente e, come se non bastasse, è dotato di poteri sovrannaturali. Del resto, non si diventa guardia personale dell’Imperatrice compilando un modulo e seguendo un corso…
La trama
Quel poco che sappiamo di Corvo sarebbe già sufficiente a renderlo l’amico più desiderabile, o quanto meno a stare buoni e non farlo arrabbiare troppo. Cosa passasse per la mente dell’antagonista Lord Regent quando ha deciso di incastrarlo per l’assassinio dell’Imperatrice, rimane un mistero. Corvo, infatti, cerca vendetta, e la cerca alla maniera di un sicario perfettamente addestrato. Se aggiungiamo un patto con “The Outsider”, un essere mistico che offre il suo aiuto a Corvo mentre è imprigionato garantendogli nuovi poteri, è facile immaginare la piega che prenderanno le cose. E la catasta di macerie e/o corpi contusi e/o mutilati o peggio che Corvo lascerà al suo passaggio.
Il mondo
L’ambientazione di Dishonored parte da un mondo alternativo e ruota soprattutto intorno alla città di Dunwall. Qui cominciano le gioie per gli appassionati di Steampunk. Durante l’anteprima abbiamo avuto modo di vederne una piccola zona (il gioco è ancora in fase di sviluppo), ma quello che ci è stato mostrato è incredibilmente simile al nostro immaginario. La dimostrazione era ambientata nella zona del porto, ma quello che si poteva vedere dai punti più alti era una metropoli tentacolare, con tanto di campanili con ingranaggi in mostra, sbuffi di vapore, l’immancabile smog e una struttura che alterna residenze antiche e misteriose costruzioni. I rimandi a una certa inghilterra vittoriana che conosciamo sono fin troppo evidenti, così come lo è il riferimento a un certo “Impero”. La cosa davvero impressionante è la profondità con cui Corvo può interagire con l’ambiente. I tubi possono essere usati come passaggi alternativi, le pale rotanti come sollevatori, e così via. Tutto quello che è rappresentato ha uno o più risvolti funzionali, il che rende l’ambiente incredibilmente “vivo” oltre che piacevole alla vista. Nella presentazione si poteva svolgere una breve missione, parte di un livello di gioco. Bene, pur essendo la zona piuttosto contenuta, abbiamo avuto modo di portarla a termine in almeno quattro modi diversi, usando i poteri e le abilità di Corvo, l’ambiente circostante e una certa dose di inventiva. In questo consideriamo che il team presente alla presentazione ci lasciava la completa libertà d’azione, quindi le soluzioni non sono state in nessun modo “suggerite” o “mostrate”. Se il livello di interazione con il mondo è destinato a rimanere questo per tutto il gioco, ci sarà da spendere mesi solamente a esplorare tutte le possibilità. Inoltre l’ambientazione è incredibilmente definita sia all’interno sia all’esterno, per cui non è infrequente passare da un vicolo con spazzatura, graffi, topi e qualche avviso strappato a una residenza con libri alle pareti, un mappamondo, uno scrittoio e un’infinità di cassetti da aprire.
La tecnologia
Non si può parlare di Steampunk senza prendere in considerazione i gingilli presenti nel gioco. La varietà è tale da rendere complicata una collocazione precisa. Alcuni elementi sono decisamente e definitivamente Steam, come la presenza ricorrente di marchingegni basati su ingranaggi e meccanismi meccanici di varia natura. L’uso delle armi da fuoco è decisamente simile a quello delle armi ottocentesche, potenti ma lente e poco efficaci in certe circostanze. L’assortimento di diavolerie tuttavia è vario: sono presenti anche granate, balestre e dispositivi atti a offendere più fantasiosi. I puristi più rigidi potrebbero trovare alcuni sconfinamenti del Dieselpunk, ad esempio gli allarmi ricordano vagamente le sirene antiaeree della prima guerra mondiale, ma in fondo il tutto non fa che aggiungere varietà alla scena. Un discorso analogo vale per le fonti di energia. Molti dispositivi funzionano con un sistema pseudo elettrico, ma dimenticate pure una rete distributiva e non sperate di trovare una presa di corrente. Il propellente è raccolto in contenitori e taniche, che spesso devono essere riempite e che, guarda caso, possono essere usate anche come esplosivo tanto improprio e improvvisato quando doloroso. Non ci sono molti dettagli su questa fonte, ma siamo pronti a scommettere che il gioco definitivo ci spiegherà qualcosa in più. Inoltre Corvo dispone anche di poteri arcani e mistici, come la possessione di animali e persone e una sorta di teletrasporto a corto raggio. Abbiamo comunque avuto l’impressione che la scelta degli sviluppatori di Arkane Studios sia quella di conservare un profilo “low magic low power”. Teniamo presente che il misticismo è senza dubbio uno dei temi ricorrenti, anche se non principale, della cultura Steampunk quindi anche la presenza di questo tipo di poteri è perfettamente in linea con l’ambientazione (del resto, anche fra le nostre fila c’è chi è dedito alla caccia ai vampiri e ai viaggi spazio-temporali…).
Brutto, sporco, cattivo
Chi pensa che lo Steampunk sia solo milady e gentleman imbellettati avrà di che ricredersi. Come abbiamo già detto, la mini-missione che abbiamo avuto modo di provare era ambientata in una zona che sembrava quella del porto, con la popolazione che possiamo ben immaginare. Donne e uomini con abiti umili per quanto riguarda le comparse, divise militari o simili per i nostri nemici, con un largo uso di maschere piuttosto inquietanti. Gli unici accenni di nobiltà o lusso sono per gli antagonisti più ricchi e potenti, ma da quanto abbiamo avuto modo di vedere la varietà è garantita, anche da alcune trovate geniali come i Tallboy, sorta di sentinelle che circolano in città su altissimi trampoli meccanici, senza contare che il team ci ha promesso che la versione finale avrà di che stupirci anche da questo punto di vista, come se l’ambientazione e la varietà di gioco non fossero abbastanza e non avessimo impiegato circa cinque minuti a raccogliere la mandibola dal suolo e rimetterla al suo posto.
Il videogioco
Pur non essendo videogiocatori particolarmente esperti, ci sono alcune cose di Dishonored che abbiamo
apprezzato particolarmente. Il sistema di controllo, una volta imparato, è decisamente semplice. Entrare nella logica è indispensabile, ma senza dubbio le prime fasi del gioco ci guideranno nell’imparare. L’aspetto davvero impressionante è la libertà di azione. Non abbiamo avuto modo di provare, ma siamo sicuri che sia possibile anche camminare sui tetti, quando sono fisicamente raggiungibili, e non ci stupiremmo se trovando un badile ci si potesse anche scavare un passaggio sotterraneo. In breve tempo poi il sistema diventa così intuitivo da farci dimenticare di avere in mano un joypad e lasciarci immergere nell’azione. Che dire? Non vediamo l’ora che arrivi ottobre, sia per festeggiare l’uscita con qualche altra bottiglia dalla Gran Riserva, sia per poterci finalmente giocare da cima a fondo. E magari trarre qualche spunto per qualche nuova invenzione, non si sa mai.
Pubblicato da: kappa
non vedo l’ora